Caro Bjarke,
Mi permetto di chiamarti per nome perché abbiamo entrambi 41 anni. Sono di pochi mesi più giovane di te in realtà, ma non importa.
Sono un architetto come te. La piccola differenza tra me e te è che in questo momento tu sei probabilmente l'architetto più importante al mondo. Non sto scherzando, lo credo veramente, per molte buone ragioni. La più importante è che questo è il tuo momento.
D'altra parte, io sono solo un piccolo trascurabile architetto italiano. Ho pensato spesso questa cosa di recente: è come se in un certo senso fossimo gemelli e i nostri percorsi professionali avessero preso strade così diverse che uno può giustamente chiedersi cosa sia successo nel frattempo. C’entra dove siamo nati? Il cervello? Le nostre singole qualità? Forse tutto ciò e niente di tutto ciò.
Devo essere onesto con te: non mi piace tutto ciò che hai fatto o che stai facendo. Ho visto quello che hai fatto a Copenaghen e ho avuto la fortuna di vedere il 57th West (mi piace molto, è più che intelligente: è brillante). In ogni caso: questo è solo per dirti che ho seguito il tuo lavoro degli ultimi cinque o sei anni. Che è poi più o meno il periodo di tempo in cui il mondo si è reso conto che c'era un nuovo tipo di architetto in città. Nessuno aveva mai visto uno come te: un architetto che tutti possono comprendere e con cui relazionarsi? Che parla come un DJ e spiega i suoi progetti in video con l'atteggiamento di un rapper o di un personaggio televisivo? Impossibile. E invece eccoti qua. Il ragazzo della strada può capirti, la vecchietta pure. Tu sei l'architetto amichevole che sorride sempre. A volte penso che tu sia pure meglio come comunicatore che come architetto. Non fraintendermi: sei un architetto molto bravo, tutti lo capiscono. Ma tu sei più di questo: tu hai una visione. Mentre noi stavamo facendo piccole cose fingendo che fossero architettura tu stavi progettando intere nuove città. Noi pensavamo al domani come al giorno dopo oggi, e invece tu lo stavi immaginando come il giorno che sarebbe venuto fra una decina di anni.
Ho visto che ora stai a New York. La scintilla è stato il 57th West, ma poi sono arrivati altri progetti. Ognuno più grande di quello precedente. Più grandi diventavano (BIG del resto è il tuo nome), più mi metteva a disagio quello che vedevo. Quanto più diventavi abile a spiegare il tuo lavoro in modo semplice e assertivo, meno interessante diventava. Le scatole impilate per il 2 World Center. I giardini rampanti per The Spiral. Cose intelligenti, ma una volta osavi molto di più. E la cosa peggiore era che lo stavi facendo per le grandi aziende, per i grandi brand, per quelli con i soldi. Non fraintendermi: io non sono un socialista, non ho niente contro il denaro. Sono solo uno che appartiene a quella classe media che sta scomparendo e mi chiedo ogni giorno che cosa possono fare gli architetti per cambiare il mondo o almeno per renderlo un po’ migliore. Noi piccoli studi possiamo fare solo una cosa: cercare di sopravvivere. Ma poi ho pensato ... Bjarke può fare qualcosa di veramente dirompente. Lui può cambiare il mondo perché ha il potere di farlo, è sulla cresta dell’onda e tutti lo ascoltano.
Penso che tu sia l'unico che ha il potere di fare qualcosa per moltissime persone, non solo per pochi ricchi. Voglio arrivare dritto al sodo: devi e puoi cambiare il mondo pensando alle persone che non potrebbero mai permettersi un architetto come te. Sono fermamente convinto che il tuo livello successivo sia lavorare pro bono per sviluppare progetti che cambieranno la vita di decine di migliaia di persone, non di poche. Potresti continuare a disegnare grandi grattacieli per i ricchi, ma la tua visione può davvero influenzare le moltitudini invece che le vite di pochi. Vedila così: MultiBIG è una specie di sideproject. Ci dedichi solo il 10% del tuo tempo, ma senza ricavarci niente. In questo modo puoi veramente cambiare il mondo, puoi tornare all’origine della tua visione: costruire intere nuove città o ristrutturare quelle vecchie, per renderle migliori per la gente, rendendo migliori le loro vite. Per essere di nuovo un cittadino al servizio dei suoi concittadini.
Immagina centinaia di migliaia di persone che vivono in luoghi che non solo hai progettato, ma che hai donato loro. Potrei farlo anche io, ma davvero non posso permettermelo e, anche se potessi, sono troppo piccolo per cambiare qualcosa. Tu sei grande. Tu sei BIG.
Pensaci. Pensa davvero in grande.
Ciao,
Martino